mercoledì 19 febbraio 2014

Lettera di 11 sociologi in pensione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Sul forum dell'AIS, dove la stessa lettera è stata pubblicata il 17 febbraio scorso, possono leggersi la replica della Presidente e del Vice Presidente dell'Associazione, nonché alcuni primi commenti.



Al direttivo AIS e al Collegio dei saggi

A distanza di pochi mesi la sociologia italiana si è trovata a doversi confrontare con due processi di valutazione che sono sfuggiti alle consuete pratiche correntizie: la Valutazione sulla qualità della ricerca e l’Abilitazione scientifica nazionale. Come nessuna altra associazione scientifica ha fatto, il direttivo dell’AIS ha contestato criteri e procedure sia della VQR sia della ASN, ha apertamente preso posizione contro i risultati e messo in discussione l’operato dei valutatori e dei commissari, spingendosi fino a proporre di eleggere chi è chiamato a valutare, con l’inevitabile effetto di far valere la forza dei numeri sull’autorevolezza scientifica. A dire il vero era già accaduto che gli indirizzi suggeriti dagli esiti del CIVR per la produzione sociologica 2000-2003 venissero ignorati dall’AIS (con grave danno per gli studiosi più giovani). Ma questa volta il rifiuto di confrontarsi con valutazioni adottate secondo standard propri di tutte le comunità scientifiche e giudizi espressi da commissari qualificati e non eletti da cordate è stato esplicito e durissimo.
Nel dibattito sulla ASN che si è aperto sul sito AIS sono state enfatizzate le posizioni più critiche verso l’operato delle commissioni, mentre sono state rapidamente oscurate quelle più pacate che tentavano di mettere in luce i seri problemi che affliggono la sociologia italiana in un contesto di crescente internazionalizzazione della ricerca scientifica in tutti i campi.
Si è così arrivati alla pubblicazione sul sito dell’AIS di un documento in cui una quarantina di colleghi (quasi tutti non idoneati) attacca pesantemente e personalmente un commissario con motivazioni discutibili e invita a un ricorso collettivo contro i risultati di una commissione dell’area sociologica. Solo tardivamente il direttivo ha preso cautamente le distanze da forme di critica che assomigliano a veri e propri linciaggi. Questi comportamenti squalificano e delegittimano i sociologi agli occhi della comunità scientifica molto più dell’esito delle valutazioni.
Noi firmatari di questa lettera siamo sociologi ormai in pensione, che hanno partecipato alla fondazione dell’AIS molti anni fa. Non siamo quindi spinti a scrivere da un qualche interesse a intervenire nelle carriere dei colleghi più giovani, che non dipendono dai nostri giudizi, ma dalla speranza di lasciar loro una “eredità” costituita dai contributi positivi che la sociologia italiana ha dato alla comunità scientifica internazionale e non da modalità di intervento pubblico che ne danneggiano gravemente l’immagine.
Chiediamo quindi che il direttivo dell’AIS si impegni a non dare mai più spazio a documenti volti a diffamare dei colleghi, e ad aprire invece una seria e documentata discussione sullo stato della sociologia italiana, che prescinda dal risentimento dei non idoneati e delle sedi che hanno ricevuto una più bassa valutazione e vada oltre la nefasta divisione in cordate. Se non vi fosse questo impegno, riteniamo che per rappresentare la sociologia italiana si renderebbero necessarie altre forme associative, legittimate da una maggiore autorevolezza scientifica e correttezza nei rapporti professionali.


Arnaldo Bagnasco, Laura Balbo, Marzio Barbagli, Raimondo Catanzaro, Francesco Paolo Cerase, Piergiorgio Corbetta, Roberto Moscati, Massimo Paci, Angelo Pichierri, Marino Regini, Emilio Reyneri, Chiara Saraceno

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