mercoledì 30 maggio 2012

L'elite riluttante?

La lettera di Ivo Colozzi mette il dito su una piaga professionale su cui varrebbe la pena riflettere. Questo post non è un inizio della riflessione, ma solo la posizione della questione e un invito ad affrontarla in modo serio. Formulerei la questione così: per quali ragioni i sociologi che contano, quelli più noti e stimati, quelli che fanno l'élite della disciplina, non si sono candidati al ruolo di esperti di valutazione, cioè di membri del GEV? 

E' lo stesso Colozzi, presidente del GEV14, a dirlo a chiare lettere, dopo aver ricordato che l'ANVUR aveva aperto [nel maggio 2010; ndr] un bando per la VQR con la richiesta di candidarsi a far parte dei GEV [allora chiamati Comitati di Area, o Panel; ndr]. 

"Questa richiesta -- scrive Colozzi -- è arrivata sicuramente a tutti gli Ordinari e agli Associati italiani e almeno ai colleghi stranieri presenti nelle liste Cineca. Non è colpa mia né dell'Anvur se i colleghi più titolati e ad H index più alto non hanno fatto domanda. Purtroppo sul sito ANVUR non è pubblicato l'elenco di chi ha chiesto di partecipare, ma solo di chi è stato scelto. Forse lo stile dell'Accademia non permetteva una scelta diversa, ma da ciò consegue che non posso darti prove concrete di quanto ho appena affermato. Ciononostante è vero. Io ho visto le carte, e posso assicurarti che l'Anvur ha fatto calcolare l' indice H di tutti quelli che hanno fatto domanda e ha scelto tenendo conto, oltre che di quel parametro, di altri criteri come: i SSD, le aree territoriali, il genere, sotto il vincolo del numero complessivo fissato per ciascun GEV dal Bando (...) Se l'uso di questi criteri nel caso della Sociologia e solo di essa ha prodotto una sovra rappresentazione di una delle "famigerate" tre componenti, ciò dipende solo ed esclusivamente dalle domande che, nel caso dei colleghi riferibili alla componente Spe, erano molto più numerose."

domenica 27 maggio 2012

La parola del Presidente del GEV14

Caro Prof. Santoro,

ti rispondo per lettera innanzitutto perchè non mi rassegno al tuo rifiuto e voglio almeno cercare di fornirti ragioni serie per un ripensamento, in secondo luogo perchè molti dei temi che affronti mi permettono di chiarire alcune questioni che ritengo importanti e su cui avevo già pensato di intervenire dopo aver letto il tuo intervento sul blog Per la sociologia (quindi ti autorizzo a pubblicare questa lettera, se credi).

Partiamo dalla composizione del GEV. Il punto di partenza, che nessuno ricorda (nemmeno tu) è che l' ANVUR ha fatto un bando per la VQR con la richiesta di candidarsi a far parte dei GEV. 


VQR 2004-10: perché ho accettato il ruolo di "revisore"

Ho letto con grande interesse l’ultimo post pubblicato da Marco Santoro, poiché esprime con efficacia dubbi che anche io ho avuto di fronte alla richiesta rivoltami dal Presidente del Gev 14 di far parte del gruppo di revisori che valuteranno i prodotti della ricerca nell’ambito del VQR 2004-2010. Ho sciolto quei dubbi in maniera opposta a quanto ha fatto Marco, e vorrei (brevemente) spiegarne i motivi.


Ritengo più che condivisibili le osservazioni critiche sulla (poco equilibrata) composizione del Gev 14. Come è stato spiegato, riflettono una logica di appartenenza - di componente – che davvero non ha più ragione di esistere e nei confronti della quale dobbiamo dire semplicemente basta, basta, basta! Per non riprodurre questa logica, però, non è sufficiente “denunciarla”. Dobbiamo iniziare a muoverci a prescindere dalle componenti. Naturalmente senza ingenuità, ma non facendoci bloccare da esse, anche attuando gesti di “apertura unilaterale”, che mostrino nei fatti un diverso modo di ragionare e soprattutto di operare.

sabato 26 maggio 2012

L’etica professionale e lo spirito della valutazione. Lettera al Presidente del GEV14


Caro prof. Colozzi, 


ti ringrazio per l’invito a contribuire, in qualità di revisore, ai lavori del GEV 14. Dopo averci riflettuto per alcuni giorni, sono però giunto alla conclusione che una mia eventuale partecipazione urterebbe contro la mia coscienza professionale. Già altri hanno scritto e argomentato circa una presunta scarsa legittimità scientifica e persino “procedurale” del GEV 14 – area sociologica, motivando in questo modo la loro scelta di non accettare l’invito a collaborare. Le mie preoccupazioni sono però diverse da quelle di chi mi ha preceduto. 


Non ho problemi particolari rispetto alla qualità della produzione intellettuale dei membri del GEV14 (che mi sembra comunque superiore alla media nazionale, sottacendo almeno in questa occasione il valore di quella media), né rispetto alle procedure che il GEV ha seguito sinora, in particolare nella valutazione delle riviste. Nonostante sia anche direttore responsabile e membro fondatore di una rivista dal GEV14 declassata rispetto alla proposta AIS (la rivista è “Studi Culturali”, passata dalla fascia A alla fascia B), ho accolto insieme a molti altri colleghi il rating ANVUR delle riviste di sociologia come un passo avanti rispetto a quello proposto dall’'AIS, il cui difetto strutturale appare evidente non appena si contino le riviste collocate in A rispetto al numero totale delle riviste valutate (riconosco per correttezza che il rating deciso dal GEV ha comunque confermato in A l’'altra rivista di cui sono direttore responsabile e membro fondatore, “Sociologica”). 


Come al solito, l’'AIS ha infatti scelto alla fine di non decidere, venendo meno ad uno dei compiti fondamentali di un’'associazione scientifica (come pure si definisce) e di rappresentanza di categoria (come sicuramente è), e cioè quello di salvaguardare e anzi promuovere la reputazione intellettuale e scientifica della disciplina/professione nel suo complesso, prima ancora di quella, peraltro assai contestata dentro e fuori la disciplina, –di alcuni membri della sua classe dirigente e delle loro cerchie di amicizie più o meno organizzate.

mercoledì 23 maggio 2012

A proposito di GEV, componenti, riviste …e un po’ anche di sociologia (ma giusto un po’)

Al di là dei toni (coloriti, e a tratti persino divertenti), il confronto delle ultime settimane è stato salutare. Alcuni nodi sono venuti al pettine. Ed è bene che se ne parli finalmente, e apertamente. Mi focalizzo su due di essi. 

Il primo nodo è quello della composizione del GEV14, o meglio del Sub-GEV per l’area sociologica. Ora, non sfugge a nessuno che poco poco sia addentro alla storia e alle vicende della disciplina nel nostro paese, che il GEV14 è fortemente sbilanciato nella sua parte sociologica a favore di una specifica “componente”. Si chiamano così, per chi ancora non lo sapesse, quei gruppi di potere accademico – o meglio, quelle macchine politico-accademiche-concorsuali – che hanno reso negli ultimi 30 anni la nostra disciplina un mero campo di battaglia o meglio un’ambita terra di conquista per più o meno intraprendenti e abili imprenditori accademici (con molto capitale sociale e poco capitale simbolico, direbbe Bourdieu), rendendo praticamente impossibile coltivare potenzialmente proficui scambi intellettuali tra studiosi, e soprattutto riducendo enormemente il peso del criterio del merito nella selezione del personale (cioè degli studiosi).  Da quando si sono formate, più o meno nei primissimi anni ottanta in coincidenza con la fondazione dell’AIS, le “componenti” sono tre – e questo numero non è privo di conseguenze per il funzionamento del sistema complessivo. Il meccanismo elementare della componente-macchina politico-accademico è questo: non importa quanto vali come studioso e quanto hai fatto e cosa e dove hai pubblicato, il semplice fatto che tu sia un membro fedele e leale della componente ti rende meritevole di posto e/o avanzamento di carriera. A scapito dei potenzialmente più meritevoli che pure competono per quel posto e/o avanzamento di carriera, ma hanno il difetto mortale di essere…ingranaggi di un'altra macchina. Tutto (o quasi tutto, concediamoci qualche spiraglio) nella nostra carriera accademica dipende dalla composizione per componenti delle commissioni concorsuali: dimmi chi c’è in commissione, e ti dico che chances hai di essere tra gli “eletti”. Non c’è nessuno della tua componente in commissione?  Inutile presentarsi, solo spreco di tempo e denari (e copie di pubblicazioni). Ci sono sedi accademiche in cui è quasi impossibile che ci possano essere membri della componente X, tale e tanto è il controllo su quella sede della componente Y, “nemica” o quanto meno “non alleata” (la triade consente come noto la possibilità di un’alleanza contro il terzo). Come da manuale Cencelli, la sociologia si è edificata in Italia su questa spartizione (più o meno perfetta) a tre di posti, case editrici, dipartimenti, sedi universitarie, riviste, membri di commissioni concorsuali, presidenti AIS ecc.

lunedì 21 maggio 2012

Voci dal campo

Nelle ultime settimane il blog "Per la sociologia" è rimasto in silenzio. E' stata una scelta ponderata: dopo il grande e acceso dibattito intorno al ranking Ais delle riviste di sociologia, al quale abbiamo contribuito con una nutrita serie di interventi, prese di posizione e proposte, abbiamo ritenuto opportuno fermarci e riprendere fiato. Nel frattempo, un nuovo ranking è stato pubblicato - non dall'Ais ma dall'Anvur, e più precisamente dal Gev14. Cosa è successo dopo lo sappiamo, grazie  al sito dell'Ais che ha molto opportunamente scelto di ospitare senza censure le voci di dissenso che quel ranking andava generando (se ne può trovare traccia anche nel sito di ROARS) insieme alle voci critiche che dall'Anvur stesso si sono levate contro l'Ais e il suo operato. Lo scambio di vedute che qui pubblichiamo è il più recente di cui siamo a conoscenza e vede la partecipazione del presidente stesso del Gev14: anche per questo suo rilievo istituzionale ci è parso importante renderlo facilmente accessibile a tutti i colleghi, insieme alla reazione di uno dei principali animatori della critica nei confronti dell'Anvur, del Gev14 stesso e del ranking delle riviste di sociologia da questo messo a punto. Lo pubblichiamo con il consueto spirito di servizio nei confronti della professione, augurandoci che la sua conoscenza possa aiutare a promuovere - in questo blog o altrove - un dibattito produttivo. Per la sociologia.



Caro Presidente [dell'Anvur],

il documento dei 48 e altri interventi di alcuni degli stessi sostengono e cercano di diffondere la tesi che nel pubblicare il rating delle riviste di area 14 (in particolare il riferimento va al rating di sociologia) non abbiamo chiarito i criteri utilizzati e che non c’è trasparenza sulle procedure seguite.

Rispetto a queste accuse voglio ribadire i seguenti punti.
1. Il Gev area 14 ha scrupolosamente seguito la procedura indicata e richiesta dal Coordinatore generale della VQR e approvata a maggioranza dai Presidenti:
a) richiesta alla Società scientifica (nel nostro caso unica) di settore di proporre un rating delle riviste italiane articolato in 3 fasce;
b) invio del rating dell’ AIS a referees stranieri con la richiesta di pareri e osservazioni;
c) invio all’ AIS ( in forma anonima) dei pareri e osservazioni ricevuti dai referees sollecitando controdeduzioni;
d) valutazione finale da parte dei membri del sub-Gev che hanno prima proposto ciascuno  il loro rating, poi votato sui casi di riviste che non avevano ottenuto una chiara maggioranza, poi votato il rating finale.
Può essere considerata “non trasparenza” il fatto che non abbiamo divulgato i nomi dei referees?
Può essere considerata una scorrettezza il fatto che il Gev non ha semplicemente recepito la proposta dell’ AIS, peraltro molto discussa anche all’interno della corporazione, come dimostra l’ampio dibattito ancora visibile sul sito, ma ha esercitato “in scienza e coscienza” il proprio diritto-dovere di esprimere il giudizio finale?